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Corpi e Territori è un opuscolo sfogliabile da qui

Di seguito l’introduzione dell’opuscolo

L’estrattivismo è una forma di accumulazione del capitale finanziario, che domina attualmente nel pianeta, che agisce attraverso l’appropriazione della natura e dei beni comuni per convertirli in beni di consumo. È l’accumulazione per spossessamento, per «furto».
Intere popolazioni e comunità sono attaccate e costrette a lasciare spazio a una miniera, a un oleodotto, a un treno ad alta velocità in ogni angolo del pianeta.
Ma esiste anche un estrattivismo urbano, che si manifesta tramite la gentrificazione e la turistificazione che sta avvenendo in tutti gli spazi metropolitani e che trasforma le piazze e i mercati dei nostri quartieri in nuovi spazi dove fare profitto, distruggendo proprio le comunità che ci vivono e se ne prendono cura. Per non parlare dell’estrazione quotidiana di plusvalore da parte del patriarcato sulle nostre vite e sul lavoro di cura, produzione e riproduzione. Se è vero, come ci ricorda Raul Zibechi, che i “territori sono i laboratori della nuova società”, possiamo leggere il corpo come un territorio? Dove stanno i nostri corpi? Dove si posizionano i corpi delle donne in tutto questo e come si organizzano?
A partire da queste riflessioni e queste domande abbiamo deciso di organizzare un dibattito in uno spazio universitario con Federica Giardini e Ana Valadez. Da poco si inizia a parlare a queste latitudini di estrattivismo come paradigma di dominio globale, ma c’è ancora molto da sviscerare e analizzare per riuscire a coglierne gli aspetti che ci possano aiutare a comprendere il nemico che ci troviamo davanti per abbatterlo: condizione necessaria per costruire un mondo nuovo.
L’esigenza che ha portato il Nodo Solidale e Sapienza Clandestina a organizzare l’incontro, realizzando poi questo pamphlet, è approfondire la riflessione sull’estrattivismo e sui nuovi modelli di dominio della Terra con l’analisi di come vengano irrigimentati i corpi, soprattutto quelli delle donne, trasformandoli in territorio di conquista, dove continuare a estrarre valore, non solo con l’invisibilizzazione del lavoro di riproduzione, ma con la messa a profitto delle relazioni emotive, della cura delle comunità e dei territori.
Crediamo sia fondamentale analizzare la complessità di questo puzzle perchè solo così possiamo tagliare le teste dell’ “hydra” capitalista senza che
abbiano la possibilità di ricrescere all’interno delle nostre comunità in lotta.L’iniziativa si è svolta su di una traccia costruita e condivisa dalle organizzatrici e gli organizzatori, e sulla base delle seguenti domande:

> A Federica Giardini:
Se guardiamo all’estrattivismo come una delle attuali forme d’accumulazione del capitale, in che modo questo modello si impone/agisce, nello specifico, sui corpi delle donne? In che maniera e da parte di quali attori principali viene agita, in questa fase, la violenza e lo sfruttamento su e di questi corpi?
Quali sono le esperienze in Italia di organizzazione delle donne a partire dalla difesa dei corpi-territori? E’ rintracciabile una
continuità con le esperienze latinoamericane?

> Ad Ana Valadès:
Come agisce l’estrattivismo nei territori in America Latina, nello specifico in Messico, e quali sono le forme di resistenza e di lotta che
le donne stanno sviluppando contro il capitalismo, la distruzione dei territori e delle forme di riproduzione della vita?
Cosa cambia nella produzione in un contesto in cui le donne sono organizzate? Quali potrebbero essere le differenze nell’organizzazione del
lavoro?

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